Recentemente il Financial Times ha pubblicato un pezzo con un esperimento che ha coinvolto più di 2500 curriculum con o senza fotografia del candidato. Il ricercatore ha voluto capire meglio “quanto contasse l’apparenza per trovare un lavoro”. Potrebbe sembrare una delle tante ricerche inutili, una di quelle che finisce per scoprire l’acqua calda.
Invece, la risposta è sorprendente: “se sei una bella donna allora sarai penalizzata“. Le strada per avere un lavoro da parte delle belle donne sembra essere tutta in salita.
Il punto è questo: la maggior parte degli HR, i capi delle Risorse umane, sono donne giovani, spesso single. Esattamente quanto basta per preferire la convocazione di uomini altrettanto giovani e bellocci a scapito delle potenziali concorrenti, donne e belle. Incredibile: le aziende perdono talenti e buttano via tempo per degli “ormoni” di troppo nei loro uffici delle Risorse umane.
Quasi tutti hanno da raccontare una brutta esperienza con un HR, tanto che per molti le Risorse umane sono considerate “nel migliore dei casi un male necessario, nel peggiore dei casi una forza oscura burocratica che impone cecamente regole assurde ed è la prima forza di cambiamento contraria al cambiamento”.
Wow! Se così fosse, allora perché non chiudere subito gli uffici delle Risorse umane. O meglio, in questo caso Dis-umane.
Il 42 percento degli amministratori intervistati ritiene che i propri HR siano più interessati alla “Compliance”, alle conformità, piuttosto che alle persone. In effetti, si spiega solo così la richiesta di Curriculum Vitae così inespressivi, brutti e sgraziati come il formato Europeo o l’uso spesso smodato di alchemici Assessment del potenziale. Sempre secondo i capi d’azienda, i loro HR sono troppo concentrati nel processo di reclutamento piuttosto che nel quadro generale del business.
Insomma, secondo gli esperti è come se gli HR vivessero in una bolla, una bella bolla. A dimostrarlo è il fatto che dal canto loro, invece, gli HR si sentano vicine ai decisori e addirittura apprezzati nel loro lavoro. Una incongruenza, questa, che miete molte vittime tra le persone dell’azienda e non giova per niente al business.
Insomma, alzi la mano chi non odia o non ha mai odiato un responsabile delle Risorse umane.
Ma, fortunatamente, non tutto il male viene per nuocere e circola aria nuova sul fronte delle Risorse umane. Tutto sta cambiando, dentro e fuori l’azienda. C’è solo da capire se il cambiamento arriverà prima della mannaia del fallimento o della perdita dei talenti. Secondo PriceWaterhouseCoopers sono già molte aziende che si muovono nella giusta direzione e stanno ripensando le Risorse umane. Con importanti vantaggi in termini di costo e di efficacia. La società e il business ringraziano.
[Lorenzo Sciadini]
MarketingCamp nasce per sostenere questo cambiamento: il passaggio (o ritorno) dalle Risorse umane al Capitale umano. Per prima cosa aiutando gli HR nel loro importante e utile lavoro. Poi, contribuendo a far emergere il talento più di quanto possa fare un semplice Curriculum Vitae in formato europeo o qualsiasi macchinoso Assessment. E infine, aiutando, le imprese a includere il Capitale umano tra le risorse da valorizzare stabilmente nell’organizzazione.